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ANDRÀ TUTTO… SE SEI OK. UN MODO DI ESSERE TRA PASSATO E PRESENTE - MoaiPress
ANDRÀ TUTTO… SE SEI OK. UN MODO DI ESSERE TRA PASSATO E PRESENTE
Entriamo nel vivo dello spirito OK con cui i membri del Gruppo hanno incontrato la cultura della doppia HH rielaborandola genuinamente. Un incontro, che ha dato la possibilità di cambiamento e di reinvenzione della cultura stessa. Quello spirito, che ha portato a prediligere un’attitudine oltre il lettering, oltre lo stile, oltre la competizione portando i suoi membri a condividere una visione dello stare insieme in amicizia. Con questo spirito, che aleggiava in ognuno di loro rafforzatosi nella riunione degli OK, sono riusciti a realizzare una trasformazione semiotica degli elementi della disciplina writing facendo emergere un nuovo senso tutto italiano di una cultura d’oltreoceano d’importazione. Attraverso i racconti di aneddoti e situazioni passate, ma significative, conosceremo e capiremo meglio cosa vuol dire vivere OK. Un modo di essere, che ancora oggi, a distanza di anni e nonostante la vita sia molto cambiata, rimane in ognuno di loro.
7. Quanto dello spirito del Gruppo OK è rimasto e possiamo ritrovare in ciò che state facendo oggi?

Emon, 1999. Alessandria. ©108
108: Per me molto. A parte che scrivo ancora OK nelle tele, specialmente quando devo metterle in situazione particolarmente istituzionali. Poi faccio ancora molti muri in spazi abbandonati e va beh, ogni tanto in giro quando mi trovo con la gente giusta e con qualche birretta scatta anche il giro di tag. In ogni caso penso che il punto centrale dell’OK fosse l’attitudine e per quello penso di esser più OK adesso di 20 anni fa.
DEM: Per me, la cosa più importante che è rimasta ancora oggi è che molti di noi OK vogliono far tuttora le cose con quello spirito, cercando di agire in maniera completamente naturale, senza avere delle sovrastrutture. Anche parlando con 108, questa cosa di cercare di “tornare indietro”, vuol dire cercare di usare il meno possibile il cervello razionale e il pensamento, a livello di struttura, e cercare di disegnare sempre per esigenza mantenendo la forza naturale dell’atto. Uno si esprime perché deve farlo, e in automatico tutta questa naturalezza si vede all’interno dei lavori stessi. Penso che i lavori di quasi tutti quelli che sono diventati artisti o continuano a lavorare in questo senso siano caratterizzati da questo tipo di approccio, un approccio il più naturale e spontaneo possibile, e senza prendersi troppo sul serio!

108 e Spot, 2003 circa. ©Mondo
Dr.Pira: Quasi tutto quello che faccio oggi viene da quello spirito. Forse se non avessi vissuto quel periodo OK adesso farei qualcos’altro, o forse è semplicemente che ci ho messo lo stesso spirito sia nel Gruppo OK che in quello che faccio ora.
Mr.Mondo: La mentalità con cui mi affaccio alle cose credo che sia la stessa. Oggi come allora amo i graffiti ma continuo a sentirmi un outsider. E questa è una cosa molto OK.
Punto: Molto. Quasi tutto.

Aho, Mr.Mondo, 108, Rampa. Piacenza, 2003, 2004. ©Mondo
Spot: Personalmente trovo che lo spirito ok sia una delle cose più difficili da mantenere viva, ma semplicemente perché ora ragiono troppo su tutto e blocco il flusso della spontaneità. Da anni non faccio più muri, salvo qualche rara eccezione. Sono passato, o forse meglio dire, sono tornato alle tele e al classico foglio di carta, da cui ero partito (https://www.instagram.com/spotflydog/). Non è la stessa cosa. Manca qualcosa e non so affermare di preciso cosa. Forse la spregiudicatezza della gioventù, ma non ne sono del tutto sicuro sia quello. Non ho perso quello spirito, per cui deve esser qualcos’altro. Negli ultimi anni mi sono imposto di migliorare alcuni lati delle tecniche pittoriche, e questo mi ha allontanato molto, senza volerlo, dalla spontaneità. Però è stato un percorso che mi sono sentito di voler percorrere, sempre per la questione del capire se stessi e ste menate li. A parte sto pippotto, OK è sempre stata una filosofia. La si applicava dappertutto, non solo nel dipingere. Per me OK è sempre stata la libertà di potersi esprimere nel modo che ti pare, libero di uscire o di rientrare negli schemi, di inventarsene di nuovi e di seguire principalmente ciò ti da piacere. Penso sia oltre anche al punk. Nel punk se ti presentavi in giacca e cravatta venivi visto in modo curioso. Nella OK non ti sentivi mai fuori tema, fuori luogo, si stava fuori e basta. Per me era come aver trovato la religione definitiva.

Aris, Aho e 108. 2008. ©Aris
Alfano: Dello spirito del Gruppo OK mi rimane sicuramente l’indole spontanea, spesso ludica, alla creazione.
Aris: Credo che lo spirito del gruppo, che sentivo affine ancora prima di entrarne a far parte, continui ad accompagnarmi ancora adesso. All’inizio quello che contava era l’evoluzione della lettera e la ricerca dello stile attraverso la sperimentazione. I primi esperimenti erano rivolti allo sviluppo del lettering, che dalla semplice tag è passato a scritte sempre più astratte fin ad arrivare ai puppet. I primi puppet erano figure riconoscibili, ogni volta che provo nuovi tipi di soggetti, per un po’, li disegno in modo più realistico per poi evolverli in sintesi astratte. Il lavoro diventa una ricerca formale, un bilanciamento tra segno, colore, supporto. Anche la tecnica si è evoluta, in relazione alle contingenze. Le prime tag erano fatte col marker, i primi pezzi a spray e poi una lunga fase sperimentale in cui ho usato di tutto, ho anche incollato pezzi di vetro e specchio sui treni. Fino ad oggi, in cui lavoro soprattutto dipingendo con tempera muraria. Questa attitudine a sperimentare, con le lettere, le figure e le forme è legata a un approccio che è rimasto simile nel tempo e che credo che ci definisca come OK.
8. Raccontatemi un aneddoto che faccia luce sul vostro spirito OK.

Spot e Suede. 2003. ©Spot
108: Di aneddoti ce ne sono infiniti e secondo me sono la parte più interessante del Gruppo, ma purtroppo i più belli si possono raccontare solo a voce in privato. Ce ne sono due brevi che rappresentano l’irreale assurdità in cui ci trovavamo quasi sempre durante le nostre azioni. Quando io e Pira stavamo a Milano passavamo sempre in treno a Pavia, dove vedevamo un muretto che dava sia sulla linea che sulla statale, ma che nessuno aveva spaccato. Un giorno decidemmo di prendere il treno tardi e di andare a Pavia. Arrivati in stazione (non c’era ancora google maps) camminammo in direzione Milano fino alla statale. C’era la nebbia ed eravamo solo noi due, qualche macchina e qualche prostituta lungo la strada. Ad un certo punto passò una volante e vedendoci nel nulla a bordo strada ovviamente ci fermò. La cosa incredibile è che avevamo solo uno zaino pieno di spray, che portavo io. Gli agenti ci fecero un mucchio di domande a bordo strada, non mi ricordo che cosa ci eravamo inventati (magari Pira se lo ricorda), ma qualcosa di non convincente per cui ci perquisirono. Pira di fianco a me e io con lo zaino che cercavo di non muovermi di un millimetro per non fare sentire gli spray, ma sapevo che stava andando a finire male. Loro si guardarono e non riuscirono proprio a capire cosa ci facevamo li. Uno mi fece alzare le mani e mi toccò le tasche. Si guardarono e dissero: “boh…”. Risalirono in macchina e se ne andarono. Non si erano accorti che avevo lo zaino e avran pensato che stessimo andando a puttane a piedi, ma la cosa non gli tornò del tutto. Un’altra volta, invece, andammo nella vecchia yard di Voghera. Eravamo in 3 mi sembra. C’erano i bordeaux dietro a due file di merci praticamente in mezzo alla campagna, finimmo (io ho fatto il pezzo più brutto di sempre), passammo sotto i merci e mentre stavamo attraversando gli ultimi binari, dalla nebbia spuntò un pastore tedesco gigante. Nel panico ci arrampicammo ad uno di quei tralicci dei fili del treno enormi con i contrappesi che iniziarono a sbattere sul metallo facendo come il rumore di una campana di notte nel nulla con alcune case a 100 metri. Noi sopra e il cane sotto che mostrava i denti. Dopo 10 interminabili minuti, in cui si sentiva solo il cane ringhiare, di colpo cambiò umore e iniziò a farci le feste. Scendemmo con cautela e riuscimmo a raggiungere la macchina. Me ne viene una bonus ancora più assurda. Tornando col treno da Milano, Pira scese a Tortona, io proseguii per Alessandria, ma appena il treno ripartì, vidi che dopo il ponte c’erano dei vagoni su un binario molto facile in mezzo ai campi. Chiamai Pira e da Alessandria ripartii subito con gli spray per Tortona. Pira venne in stazione in macchina e facemmo il giro per entrare da un punto tranquillo lontano dalle case. Mentre scendevamo dalla strada, tra le piante vedemmo una figura che veniva nella nostra direzione, ci bloccammo e vedemmo che si trattava di un personaggio in mimetica che maneggiava una catena come fosse un nunchaku in mezzo al nulla. Noi restammo impietriti, sperando che non ci avesse visto, e appena riuscimmo fuggimmo. Ancora adesso mi chiedo cosa stesse succedendo lì in quel momento.

Mr.Mondo. 2000 ©Mondo
DEM: Più che un aneddoto, posso raccontarti che per un sacco di anni abbiamo festeggiato il Capodanno tra la notte del 5 gennaio a “Castel Pira”. Ogni anno diventava un Capodanno “diverso”, austroungarico, babilonese, alieno, vichingo. Era un momento, un altro modo che ci prendevamo per stare insieme con più gente possibile. Non andavamo praticamente mai a dipingere in queste occasioni. In questa “festa”, veniva eletto ogni volta il presidente OK attraverso una gara di ballo con le mosse più assurde. Il vincitore diventava il presidente, ma non è che il presidente decideva cose. Tutto era abbastanza surreale. Dai discorsi a certe specie di riti che facevamo e certe cose che mangiavamo, come il “succo di troll”. Un’altra particolarità di questa festa, che fa capire ancora di più lo spirito della situazione, era che mentre in sala cambiavamo la musica, in cucina mettevamo sempre e solo la musica progressive trance con esclusivamente Franchino come vocalist, per ore e ore!

Mr.Mondo. Norwich,2020. ©Mondo
Dr.Pira: Non saprei rendere l’idea con un episodio solo, funziona meglio accostandone un paio, perché è proprio il contrasto tra situazioni completamente diverse che definisce lo spirito OK. Per esempio: alla fine degli anni 90 ero andato a Grosseto a dipingere. Una sera avevamo dipinto in due posti illegali, ma era ancora presto ed era stato troppo facile, perciò ci eravamo messi a parlare di modi più difficili per dipingere. Trovammo per caso due scatole di cartone enormi e ci sembrarono perfette: facemmo dei buchi per le braccia e per gli occhi, ci disegnammo sopra delle facce e così travestiti andammo a fare bombing in centro. Non c’era molta gente in giro, era inverno, ma non erano neanche le 11 di sera e qualche passante c’era – ma comunque noi non potevamo vederlo. Né lui (secondo il nostro ragionamento) avrebbe potuto riconoscerci né fermarci. Chi fermerebbe una scatola con la faccia disegnata sopra che vaga per il centro dipingendo con lo spray? Ci siamo ovviamente fotografati in azione per testimoniare il gesto artistico e anche il fotografo indossava una scatola, per cui ci sono quattro foto buone su venti. Tutte queste idee ci venivano in mente senza l’ausilio di droghe tra l’altro, ed eravamo sani mentre le facevamo. Per fortuna nessuno effettivamente ci ha fermato, in più abbiamo scoperto che effettivamente era molto difficile fare dei pezzi comprensibili quando sei dentro una scatola. Per quanto avessimo i buchi per gli occhi, era difficile stando vicino al muro vedere quello che stavi facendo. La spinta non era quella di vincere una sfida, ma di trovarsi in situazioni pazze. Un’altra volta sono andato a dipingere con Spot in un posto sperduto lungo il fiume Scrivia, dove si arrivava solo facendo un sacco di strada in bici in mezzo alla boscaglia. In quel caso, pensavamo che chiunque fosse arrivato laggiù – e non so dirti per quale motivo uno ci debba andare, perché non ci arrivano né sentieri né strade – non avrebbe potuto spiegarsi perché qualcun altro aveva dipinto un graffito su un’enorme pietra. Sicuramente avrebbe avuto un sacco di domande senza risposta. Ero in fissa con i templi rupestri e le antichità misteriose e mi immaginavo che avrebbe fatto un effetto simile, pur sapendo che probabilmente nessuno sarebbe arrivato in un posto simile.

Spot. 2005. ©Spot.
Mr.Mondo: Quando avevo 22 anni vivevo a Milano. Una mattina andai a casa di Suede che all’epoca viveva anche lui a Milano insieme a 108. Lui si prese bene perché mi vide arrivare con una giacca un po’ bizzarra, ma poco fashion e avevo in mano la gazzetta dello sport. Ci preparammo e andammo a dipingere in una yard di giorno. Erano appena uscite le tinte fluo, che ci appassionarono subito. Erano quasi fastidiose quando le utilizzavi come se fossero dei colori normali. Optammo per dipingere la motrice anche se avevamo un intero interregionale davanti, perché già all’epoca mi prendevo malissimo se i pezzi non duravano. Ci eravamo fatti l’idea che le motrici le pulivano meno quindi andammo a dipingere la motrice del treno. Io scrissi Murales e cominciai a fare le foto. Era un periodo in cui fra i vari hobbie avevo quello delle bolle di sapone e chiesi a Suede di farmi una foto da poser mentre facevo le bolle davanti al pezzo. Quella foto la misi su Triceratops. Quando sviluppai le foto mi resi conto che avevo dimenticato la L nel pezzo e avevo scritto Muraes anziché Murales. Mentre ero in yard e facevo il pezzo in freestyle non me ne ero neanche accorto. Comunque mattinata epica in pieno Stile OK direi. Ci siamo scelti una marcia motrice anziché i vagoni pettinati. Colorazione nel vero senso della parola. Nel senso che eravamo più attenti a fare un’esplosione di colori in quanto tale anziché concentrarsi sulla giusta combinazione cromatica. La scritta Murales era perché la gente i graffiti li chiamava Murales. Mi gasava quindi scrivere Murales su treno anche se poi scrissi Muraes per sbaglio.

Alfano, the mesozoic era, 2015. ©Alfano
Punto: I due eventi che hanno visto i ragazzi OK protagonisti di una performance altamente OK e che hanno segnato di più la cultura dell’aerosol art in Italia sono stati le jam di Modena e di Firenze, credo si trattasse del periodo 2000-2002. In entrambe le occasioni ci venne data la possibilità di dipingere delle pareti intere. Ognuno si concentrò per qualche minuto su un particolare del muro, ma ogni venti minuti cambiava posto e si metteva a dipingere in un’altra parte della parete. Il risultato fu bellissimo e ricordo che eravamo davvero felici.

Alfano, No-mercy. 2015. ©Alfano
Spot: Una delle cose più belle che l’esperienza mi ha lasciato, è senz’altro quella sensazione meravigliosa che provavo quando vedevo la faccia delle persone alle convention, quando vedevano per la prima volta i nostri pezzi, o non sapevano di preciso cos’era lo stile ok. Quel misto di sbigottimento e incredulità, che non sapevano se ridere o se piangere, e alla fine ti facevano i complimenti per tagliar corto. Quando arrivavamo noi alle convention era come se arrivava il pulmino dei ritardati. La gente non sapeva mai come gestirci. Stupendo che ti davano le bombolette montana fighe e costose in mano, e si aspettavano un wild style, e tu gli uscivi con la madonna di Courmayeur e Claudio Lippi su un elicottero. Fatto a cazzo oltretutto. Ecco questa è una di quelle cose che per me sono impagabili.

Aix,1998. ©Aris
Alfano: Racconterò di quella volta in cui sono stato incoronato membro ufficiale del Gruppo OK. Mi trovavo a Codogno con Dem e 108 a dipingere un muro commissionatoci dal Comune. Ad un certo punto arriva anche Pira. Finiamo il muro e ci dirigiamo verso un posto in campagna dove c’è la festa di compleanno di una tizia, che non ricordo chi fosse, amica di Dem. Lì ci sono altri OK (se non ricordo male Punto, Blyz, Camillo e forse anche Peio e Mondo). La serata promette bene. Si danza e si fa freestyle in modo ossessivo. Ad un certo punto (come spesso mi è capitato in quel periodo) intono una serie di pezzi neo-melodici (di cui ai tempi ero appassionato). Qui credo di avere conquistato i cuori dei presenti, che decidono, con mia enorme commozione, di incoronarmi membro ufficiale del Gruppo OK. La serata continua fino alla mattina. Ad un certo punto tutti se ne vanno. Prendo la mia auto (una Punto Van 2000 turbo diesel) esco dal parcheggio e in un centinaio di metri mi ritrovo accartocciato contro un palo. Mollo la macchina in campagna. Procedo a piedi per qualche chilometro, ancora ubriaco e sfinito dalla serata, verso il paese più vicino. Lì trovo un bar dove degli anziani stavano giocando a carte. Entro, prendo un caffè, esco, rubo una bici, parto per casa mia distante circa 20 chilometri. Dopo due ore riesco a rientrare, stanco, felice e finalmente OK.

Berlino trains, 2003 circa. ©Mondo
Aris: Ero salito ad Alessandria per lavorare al progetto di un libretto da fare in collaborazione con 108, quando mi trovavo lì ci siamo incontrati anche con Pira, invece di andare a fare i graffiti insieme, come in qualsiasi crew, decidiamo di andare a esplorare gli argini di un torrente. Sul percorso incontriamo molti animali e tanta vegetazione interessante, a un certo punto ai margini di un campo incolto, appesa in cima ad un palo troviamo la testa di un coniglio verde di peluche. Subito pensammo che fosse un segno per una celebrazione in onore del torrente Scrivia. Con il coniglio offerto in sacrificio abbiamo raccolto dei bastoni, combinandoli con dei pennacchi di foglie, da usare come scettri e ci siamo trasformati nei sacerdoti di questo rito pagano.
9. Dall’esprimervi in, con o attraverso il Gruppo, ad oggi che, nonostante esista e gli OK vi si riconoscano ancora, la situazione è un bel po’ diversa. Come è cambiato il senso di appartenenza al Gruppo? Vi manca quel tipo di condivisione e dello stare insieme?

Dot, Suede, Mondo. 2003. ©Mondo
108: L’OK non si è mai sciolta, ma ci vediamo poco e soprattutto non capita mai di vederci in gruppo. A me manca molto il periodo in cui riuscivamo a beccarci e a volte a partecipare a qualche evento in gruppo. Purtroppo eravamo in tanti con teste diverse (era anche il bello quello), ma tutti che volevano fare di testa loro e non siamo riusciti a trovare il modo di pacificare questa cosa. Comunque se non per dipingere ci vediamo ancora per diversi motivi. Per un periodo io, Pira e Spot suonavamo insieme in un gruppo hardcore, i Bhopal, con cui abbiamo fatto anche un disco e molte date, poi abbiamo suonato insieme molte altre volte per altri progetti elettronici.
DEM: Penso che crescendo ognuno ha preso la sua strada. Continuiamo a sentirci, so che alcuni vanno a dipingere graffiti insieme. Io, per una questione di stare sempre in giro per lavoro, non sono più riuscito ad andare con gli altri, continuiamo a sentirci e a vederci, con qualcuno ci si sente meno. Il senso di appartenenza esiste, perché sai di essere del gruppo OK, ovviamente non c’è più quel momento di condivisione così sentito. Si sta meno insieme, ci si vede di meno, però il senso di amicizia e il fatto di essere degli OK quello rimane.

Telefono. Mr.Mondo, Suede, Kane. 2003. ©Mondo
Dr.Pira: Forse mi manca passare più tempo insieme, ma quando mi ritrovo con gli altri vedo che quello spirito è sempre là, magari coperto da un po’ di strati del tempo o delle cose della vita, ma è sempre lo stesso. Per un po’ abbiamo provato a darci una struttura politica interna un po’ più avanzata rispetto alla monarchia primitiva che dilaga nell’ambito del writing (quanti king ci sono?): ci siamo eletti ministri OK dei rispettivi ministeri interni, e nominavamo un Presidente unico, eletto partendo da una regolare e democratica Gara di Balletti. Secondo me era una grande idea, ma questo ciclo è durato solo qualche anno, e in seguito a varie crisi di governo causate principalmente dall’assenteismo abbiamo provato la strada della setta religiosa segreta. Avevamo anche una cosmogonia (quella che ti ho raccontato nella seconda domanda) ma non riuscivamo a sintetizzare i nostri principi mistici, per cui la setta è rimasta un po’ vaga. Ma tutti abbiamo dentro lo spirito OK. Puoi uscire dal Gruppo OK, ma il Gruppo OK rimarrà dentro di te. Congiungi il pollice e l’indice, estendi le altre dita, alza le mani al cielo, e urla OK! Lo puoi sentire anche tu.

DEM. fabbrica abbandonata, 2004. ©DEM
Mr.Mondo: Si certo. A me manca molto la freschezza di quegli anni. La cosa bella però è che, anche se di rado, cerchiamo ancora di dipingere insieme e comunque quando capita ci incontriamo da qualche parte. Io poi sono un grande fan del lavoro e delle produzioni dei miei compagni OK anche all’infuori dell’ambito Graffiti. Continuano a essere una mia ispirazione e motivazione.
Punto: Sono cambiati i contesti in cui viviamo nel privato ed è difficile trovare il tempo per stare insieme, ma quando capita di riuscire a stare insieme, non sembra diverso da quello che era allora. Come dicevo all’inizio, non è un senso di appartenenza che ci lega, ma un modo di essere. Cambiano le situazioni individuali, può cambiare la percezione che ognuno di noi ha degli altri ragazzi OK, ma ognuno di noi è sempre stato e resterà sempre OK.

DEM, Aho, 2003. ©DEM
Spot: Assolutamente sì. Mi mancano le ore a parlare di cose prive di un senso logico, mi mancano i rituali propiziatori alle naiadi, ma è come dire, mi manca un periodo della mia vita che è stato così. Lo stare insieme. Come ho premesso all’inizio, la OK era principalmente quello. Un manipolo di persone unite dallo stesso spirito e dallo stesso modo di volerlo esprimere. Se l’avessi letto sui libri, mi sarebbe piaciuta sicuramente come storia. Ma l’ho vissuta. Ed è stato fighissimo. Parlo al passato non perché considero morta l’OK, ma semplicemente perché non condividendo più lo stare insieme, non può più essere definita una crew. Ma penso che si sia trasformata in un movimento. Seppur molto piccolo come realtà. Ognuno lo porta avanti nella propria vita, ma non escludo nemmeno l’ipotesi che si possa tornare a dipingere insieme, in qualche modo. Sempre e solo se la Divinità OK vorrà.

DEM. 2005. ©DEM
Alfano: Penso che il senso appartenenza rimanga, anche se in modo più astratto rispetto al passato. Abbiamo intrapreso tutti percorsi piuttosto netti e, almeno per quanto mi riguarda, faccio fatica a tenere insieme i legami. Mi piacerebbe però trovare un momento o un pretesto per lavorare ancora insieme.

Suede. ©DEM
Aris: È vero che ci vediamo solo di tanto in tanto, ma i momenti magici passati insieme sono fonte di ispirazione in ogni azione, il Gruppo è il committente morale di ogni pezzo. Purtroppo siamo un po’ sparpagliati geograficamente, ma come è scritto nel testo che racconta la storia del gruppo, anche se lo scopo principale è l’amicizia, uno degli obbiettivi secondari è pur sempre la conquista del mondo!
ANDRÀ TUTTO… SE SEI OK. UN MODO DI ESSERE TRA PASSATO E PRESENTE